domenica 20 maggio 2012

Non si rendono conto che così ci ammazzano


Davanti ad una scuola non deve esplodere niente: a sedici anni alle 7.45 non si muore, in uno Stato NORMALE. Un paese dove succede questo assassinio, i sopravvissuti scendono in piazza!
Chiunque in tutta Italia ieri mattina alle 7,45 era di fronte ad un istituto scolastico, è un sopravvissuto! C'è una responsabilità sociale condivisa in tutto ciò, responsabilità culturale di essere arrivati fino a questo, a prescindere da quale sia la mano esecutrice.
Due volte mi sono sentito come ieri in vita mia. La prima, anche se sembrerà strano e fuori luogo, quando ci fu il terremoto a L’Aquila nel 2009 e crollò la casa dello studente dell’Università. 
Credo che al di là della mano esecutrice, il mandante e le cause di questi episodi siano simili, ma soprattutto la mia reazione è la stessa: non si rendono conto che così ci ammazzano.

I mandanti veri di queste stragi italiane sono gli stessi di sempre e mutano nei nomi, ma niente cambia. No, non è una invettiva contro un politico preciso, contro un particolare partito e nemmeno contro l’intera classe dirigente. E’ un ammissione di colpa di un paese che è esageratamente implicato in dinamiche culturali che non danno aria al futuro.
Futuro, che per me è sinonimo di giovane.
Questa generazione prima della nostra, che oggi tiene le redini di questo paese (artigiani, operai, professionisti, commercianti, imprenditori, tutti quanti), è troppo spesso degnamente rappresentata da questa classe politica, ovvero hanno tutti lo stesso vizio: l’eternità.
La loro nei nostri confronti sembra sia invidia nel vero senso della parola, perché credo che il bene più raro e prezioso che agognano in maniera più forte, non è null’altro che la giovinezza: la voglia di eternità che fa spendere milioni ogni anno in occidente in chirurgia plastica e che fa vestire signore come ragazzine. Questa roba però non si compra e noi ce l’abbiamo a gratis: si chiama giovinezza e nessuno è in diritto di togliercela o farcela vivere male. Cercano di renderla difficile e brutta, senza speranza, cercando di rimanere sempre giovani e di non lasciarci mai il benché minimo spazio di agibilità in tutti i campi, dall’istruzione al lavoro dipendente, dall’imprenditoria alla politica. Ma io so che questo mondo è nostro e che presto o tardi saremo noi a governare questo paese, a dirigerne i processi produttivi ed educazionali: saremo noi insegnanti e avvocati e medici e artigiani e commercianti e politici.
Ma da oggi noi cominciamo a voler fare qualcosa per il nostro paese: ed è denunciare. Denunciare che così ci ammazzano.
Questo Paese ha ammazzato costantemente i giovani ed ha tarpato le ali ad un futuro dignitoso… ed è così che l’Italia è scivolata piano piano verso il baratro in cui oggi versiamo. La cultura mafiosa, generazione dopo generazione è cresciuta ed ha ottenuto quell’egemonia culturale necessaria per far si che la gente ‘onesta’ sia convinta ormai di essere in torto. Ad oggi ci sentiamo minoranza e spesso ci chiediamo dov’è che sbagliamo. A volte certi misfatti ci sembrano normali e avalliamo alcuni comportamenti e alcuni illegalismi che intorno a noi si compiono. Perché l’illegalità è divenuta normale, le non opportunità e la precarietà una costante. "Tanto lo sapremo tra vent’anni chi ha costruito la Casa dello Studente a L’Aquila e chi ha innescato la bomba che ha ucciso Melissa" già si mormora ovunque. Disincantati e rassegnati ci vogliono muti per continuare ad essere loro, il presente. Dobbiamo capire che noi siamo il futuro, ma che il futuro è già cominciato e siamo in ritardo sulla tabella di marcia. Il nostro tempo sta passando senza che neanche ce ne accorgiamo, a forza di chiamarci Futuro ci dimentichiamo che prima o poi dobbiamo essere presente. E questo futuro è oggi. Perché la generazione prima della nostra ha permesso questo. Perché loro , da soli, non si rendono conto che così ci ammazzano.
Credo che un Paese normale invece debba tutelare i più giovani e l’istruzione, perché il futuro non è altro che una moltiplicazione che passa per questi due fattori: dobbiamo tenerli alti entrambi. Per tenere alta la tutela dei giovani e la loro formazione, vien da sé che uno dei luoghi da curare maggiormente è la scuola. Ovviamente c’è bisogno di tutelare la famiglia e le mura domestiche che troppo spesso sono teatro di crimini aberranti e le piazze che da sempre sono luogo in cui il sistema mafioso ha i sui canali più capillari, fino all’ultimo piccolo spacciatore che, cosciente o meno, sta lavorando in franchising con qualche organizzazione criminale. Ma la scuola ha un valore più alto perché è là dove si incontrano maggiormente i due fattori che nascondono il segreto del Futuro.
Per questo hanno colpito la scuola ieri, per questo non l’avevano colpita mai. Questo è il più terribile e vile attacco allo Stato e al Paese, chiunque lo abbia commesso. Non deve passare nel silenzio, non deve cadere nel dimenticatoio. 
Un disprezzo e una rabbia così l’ho provata solo quando dei ragazzi furono assassinati da quella maledetta casa dello Studente mal costruita. Anche lì, come oggi, mi sono chiesto se non si rendono conto che così ci ammazzano.
Ci ammazzano quando non c’è prospettiva di pensione, quando non c’è prospettiva di lavoro, quando non c’è prospettiva di niente perché non sai se quello che mangi ti ucciderà, perché le nostre scuole sono fatte d’amianto, ci piove dentro, ci cascano addosso come a L’Aquila, perché ci fanno l’inceneritore sotto il naso, perché si seppelliscono rifiuti radioattivi nelle nostre campagne e antenne a tutte le frequenze nei giardini di casa, devastano il territorio con una urbanizzazione scellerata prosciugando falde acquifere spacciandoci tutto questo come progresso e come civiltà quando in realtà non posta da nessuna parte, è un mondo ad uso e consumo dei sempre giovani, di coloro che oggi vivono e non si preoccupano di dover lasciare qualcosa alla generazione dopo. A noi. Si sentono eterni e in diritto di ignorarci. Ci hanno annichilito con una tv becera, tagliando i fondi alle scuole, centomila nuove droghe con cui morire, ci hanno dato un mondo che va verso una guerra nucleare (Israele continua a bombardare la Palestina, ma se l’Iran interviene in difesa della Pastina contro israele… gli Usa intervengono in difesa di Istraele contro l’Iran; ma se gli Usa intervengono contro l’Iran, la Cina interviene in difesa dell’Iran. Israele, Iran, Usa, Cina, quattro paesi con l’atomica. E noi?), ci hanno lasciato il buco dell’ozono e il Pacific Trash Vortex. Chi compie tutto ciò ci sta ammazzando e tutti coloro che non si mobilitano, che non ci difendono: non si rendono conto che così ci ammazzano.

Noi dobbiamo partire dalla bomba del 19 maggio 2012 alle ore 7.45 davanti alla scuola Falcone Morvillo di Brindisi per prendere coscienza. Dal momento in cui una nostra compagna di scuola, compagna di generazione, compagna di viaggio, ci ha lasciato da innocente; come tutti noi che subiamo il mondo, innocenti e spesso incoscienti, ci facciamo scippare la vita facendoci svuotare inermi il futuro, dalle opportunità che invece ci spettano. Per Melissa che purtroppo queste opportunità non potrà mai più averle, dobbiamo riprenderci le nostre: noi che ancora possiamo, lo faremo anche per lei.  Smorzeranno i toni e cercheranno di farci dimenticare, ma una presa di coscienza generazionale non può essere dimenticata, una volta conquistata. Riprendiamoci un mondo pulito, un mondo che gestisca meglio i rifiuti e che addirittura ripensi i modi di produzione, che riveda il concetto di lavoro, di famiglia, di politica. Difendiamo le scuole soprattutto e indignamoci, tornando a L’Aquila 2009, perché è mafioso costruire alloggi per studenti con materiali scadenti, perché si sta mettendo a repentaglio i portatori sani di futuro: gli studenti. E’ necessario impegnarci quotidianamente per fare questo, bisogna essere giovani militanti, ma ne vale la pena perché è in gioco il nostro futuro. Bisogna impegnarci, prendere noi stessi coscienza e far prendere coscienza ad altri, che ad oggi ancora NON SI RENDONO CONTO CHE COSI’ CI AMMAZZANO.



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