domenica 8 marzo 2020

Lotto sempre

L'otto marzo per me rimarrà sempre e comunque il luneur (lunaparck di Roma) pieno di gnocca che entra gratis. Nemmeno ci penso all'accusa di superficialità sociopolitica, si faccia allo scoperto chi me la contesta: venite pure avanti voi con il naso corto. 
L'otto marzo fatevi belle e magari civettate, fate pure un po' più le mignotte se vi va. Chi rinchiude la consapevolezza della dignità del sacrificio quotidiano di una donna in occidente in un solo giorno, è quasi come l'isis. 
Fate un po' più le mignotte se volete, ma no col capo che vi tiene lo stipendio basso e v'ha fatto firmare prima le dimissioni e poi il contratto; no con quello che vi chiude dentro casa e magari la sera vi prende a sganassoni se non gliela date, mi raccomando. Ma non fatelo nemmeno il nove, nemmeno il dieci, nemmeno l'undici marzo. Ribellatevi tutti gli altri giorni, siate ribelli nei vostri comportamenti giornalieri, ribellatevi dentro, nelle scelte di campo. E non apparite ribelli. Il ribelle che si fa notare viene solo oppresso più facilmente. 
Alzati presto, tatuati dove non si vede, vestiti bene, sorridi e dà il buongiorno a tutti la mattina. Non vantarti di cosa suonano le tue cuffiette e quale libro stai leggendo. Non vantarti della tua ribellione. Gli atti ribelli, la consapevolezza e l'autocoscienza, sono invisibili ed è bene che lo rimangano affinché funzionino, perché abbiano i loro effetti migliori. La ribellione è un danno al sistema? Ebbene: avete mai visto un delinquente mettere i cartelli in piazza e dire ad alta voce al bar la propria delinquenza? I carbonari agiscono discreti.
Un tatuaggio a vista ed una cresta viola non è più ribellione da quasi quarant'anni: oggi è solo carenza d'affetto e d'attenzioni, magari mitomania.
L'otto marzo è un carnevale, è una data come le altre, commercializzata, di cui l'occidente fa feticcio per dire: "lo vedi? È la festa tua, sfogati e poi torna a proteggere il focolare domestico. Oggi puoi fare quello che vuoi". Ebbene fatelo. L'otto marzo dategliela vinta facile e fate quello che volete. Ma non fate anche il sottinteso che c'è nella spettacolarizzazione dell'otto marzo. Cioè che il nove poi non ci si può più ribellare.
Ardite del popolo, l'otto marzo fatelo col sorriso di chi medita vendetta per le proprie madri.
Fate pure un po' più le mignotte l'otto marzo, civettate, sorridete nei selfie mezze svestite, se volete. Però poi torna la lotta quotidiana, il nove. Tenetelo a mente. 
L'otto marzo non accusate le altre di non aver fatto la vostra stessa scelta, che sia mettersi il burqua in penitenza o viceversa di essere entrate gratis alle giostre. Non spaccate il fronte della rivolta femminile. Non fate a gara a chi ce l'ha più lungo pure voi. E abbiate pietà, voi che capite, per noi che capiamo meno. Pensate sempre che un poeta trent'anni fa cantava: non è te che detesto in fondo sai, la colpa non è tua. La verità è che tu al mondo servi così.
Si chiama coscienza di classe, coscienza collettiva, coscienza di genere. E la coscienza non si fa in un giorno, quindi è l'otto marzo sorridete nei selfie, entrate gratis alle giostre, civettate per una mimosa in più e sentitevi lusingata ed apprezzate. 
Ma il nove arriverà. E la coscienza femminista fa paura come uno spettro che si aggira per l'Europa, più delle creste e dei tatuaggi, più dei peli sotto le ascelle. 
Non fatevi togliere la consapevolezza dell'obiettivo da una minigonna, ma sappiate che nessuna minigonna potrà togliere la consapevolezza a chi ce l'ha.
Quando è l'otto marzo perciò sorridete pure ai selfie, civettate per una mimosa e smignottate pure un po' alle giostre, se volete. Ma la consapevolezza è una per tutte, per chi ce l'ha e non si fa in un giorno.
Vendetta. Vendetta per le madri, vendetta per le sorelle, vendetta per tutti le oppresse.


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