domenica 18 agosto 2013

più intellettuali e meno suonatori di piffero

Se la resistenza non avesse resistito quand'era ora di resistere, a quest'ora non saresti esistito. Non scappare da quello che ami anche se ormai è corrotto, cambialo. La speranza non muore nell'uomo finché egli sentirà di non esser solo, che esiste qualcuno che come lui resiste, anche dall'altra parte del mondo: per questo vogliono l'informazione frammentata, parcellizzata, individualizzata; per questo sui giornali si rincorrono polemiche e la parola "critica" le è quasi sinonimo, se non per i vecchi che hanno vissuto o i pochi che hanno studiato quel movimento culturale, quel fermento francofortese, quei quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo e sono finiti come nella canzone da soli, sconsolati, ignorati, calpestati, emarginati dal pensiero dominante dell'area culturale di cui avrebbero dovuto essere punto di riferimento. 
Ci mancano i filosofi, quelli che ti danno le parole e le inquadrano in un pensiero coerente con cui contrapporsi alla dialettica egemone nel paese (brutalmente banalizzato, berlusconismo) e nel mondo. Le destre pure sono in ritardo in questo paese, berlusconi era moderno trent'anni fa, noi perdiamo non perché abbiamo una dialettica vecchia, quanto piuttosto non abbiamo affatto una dialettica che si imponga (linguisticamente è una evidenza schiacciante). Questa produzione culturale stenta ad arrivare e chi ci prova è bollato come marginale, rinchiuso in uno steccato ideologico, identificato da salottiero a estremista "senza avere idea" (che splendido modo di dire!) di cosa significhi. 
C'è wuming che scrive, Ascanio Celestini che recita, ci sono ancora molti cantanti militanti. Da Marco Travaglio a Fabrizio Barca a Laura Puppato, gente impegnata a riformare un pezzo, dal giornalismo ai partiti, al ciclo rifiuti. 
Ma dove sono i filosofi che integrano, sistematizzano, incardinano e rendono forte un pensiero? miei fratelli figli unici derisi calpestati e odiati. Dov'è Pasolini che ci spiega i perché e i per come? Siamo così sciocchi che se avessimo una persona così, invece di ascoltarla cercheremmo di candidarla per fagocitarla senza rutto. Mentre la critica, per definizione, è dissidente: anche anzi soprattutto quando è aderente e militante. Oggi invece o si espelle o si fagocita in un dicotomismo manicheo, azzerando la dialettica e ammazzando le idee in un falso unanimismo che va a caccia di lìder (da bruciare, si capisce: tutti veltroniani, bersaniani, renziani. Bruciore retroattivo nel caso di Prodi). Cerco e contribuisco a non far sentire solo chi ha speranza, per non sentirmi solo. Cerco e contribuisco alla dialettica essendo io una giovanile di frullatori, come già scrissi degli studenti, e non di vasi. 
Aiutami, partecipa.


ps. In risposta a chi mi chiede come faccio a stare ancora nel pd e perché non cambio spiaggia se sono sempre così critico. Mettiamola così, mi piacciono molto di più i dialoghi, rispetto ad i libri di testo.

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