sabato 16 agosto 2014

obiettivi e territori

(digressioni e insegnamenti tratti da una partita di risiko di mezza estate)

La strategia migliore, quando giochi a Risiko, non è primeggiare troppo lasciando i tuoi avversari tutti più o meno deboli. Così susciti solo il timore, che porta i tuoi nemici a coalizzarsi contro di te: a quel punto o vinci subito oppure soccombi. 



Durante la guerra fredda c'era un equilibrio. Quando annienti i ghibellini, si formano immediatamente guelfi bianchi e guelfi neri. E fu così che nel mondo non ci sono più filoamericani e filosovietici, con una parte di mondo terzista, ma in ogni dove filoamericani e antiamericani. 
Questi ultimi brandelli di resistenza culturale sparpagliata nel mondo, presto o tardi sono stati combattutti e, per semplificazione, denominati "terroristi": sotto questa etichetta imposta dal loro gigante avversario a stelle e strisce, si sono coalizzati e sistemati nello scacchiere mondiale. Di fatto gli Usa hanno dato loro un nome e un metodo accettato, come forma di dissenso. Il terrorismo è l'unico modo che i popoli hanno per attirare l'attenzione mondiale, sulla loro problematica esistenziale. Non c'è libera trattativa da libero mercato. Se accetti il sistema capitalista, vieni inghiottito come Stato satellite, costretto all'ammodernamento e all'indebitamento per fare quelle infrastrutture necessarie per poter avere un minimo vantaggio economico dallo sfruttamento delle tue risorse. Immancabilmente quel minimo vantaggio sembra essere l'unica via per un fantomatico benessere. La speranza, che è l'ultima a morire e che alimenta come unico e vero motore, il capitalismo tout court. L'accordo "economico" si fa col governo del posto, se è un dittatore è pure meglio. Se questo dovesse alzare la testa, si va ad esportare democrazia coi carri armati. Se c'è guerriglia, anche meglio: un'ottimo motivo per continuare a muovere l'industria bellica e mantenere un controllo diretto. Tutto questo aveva una copertura durante la guerra fredda perché il mondo si divideva tra chi pensava che i comunisti erano buoni (ma come, non c'è democrazia!) e chi invece pensava che erano i cattivi e quindi chiudeva un occhio se c'era guerra "calda" per il mondo, purché si mantenesse "fredda" dalle parti nostre. La democrazia ha dei costi e va difesa! Finita quell'epoca è stata fatta molta carne di porco, perché all'evidenza della sconfitta di mammarussia (che in questo ragionamento era mamma pure di chi non vi si riconosceva come figlio legittimo), c'è stato un riposizionamento: la democrazia come bene assoluto e i diritti civili scambiati per diritti umani. Ovvero in nome del diritto di voto non richiesto, abbiamo esportato guerra, tortura, sfruttamento e sottomissione. Spaesamento e sradicamento. Fu così che il colonialismo, l'imperialismo ecc si riciclano ancora per servire il mercato globale e le sue regole che premiano chi ha cominciato a giocarci prima, senza tener conto se pur era evidente che creava danno tanto ai popoli conquistati, quanto ai conquistatori. La mania del senso di colpa mondiale, buonisti contro macellai, disconoscimento della propria madre culturale, con tom Cruise che diventa l'ultimo dei samurai e Oriana Fallaci che dice che i negri puzzano, Calderoli che porta a spasso porci in funzione antislamica e magdi Allam che diventa Cristiano, la frenesia dell'omologazione ed il rifiuto delle proprie radici. 
Il mercato unico perde solo con il confronto ed è il suo nemico giurato: quando vince il mercato infatti perde la democrazia, perché diventa la vendita di un prodotto accattivante e ben detto: una disputa che animava già Socrate contro i sofisti. L'orale contro lo scritto, perché allo scritto come ai media moderni, non si pongono domande. Non ci si confronta. Poi l'esaltazione del web2 come luogo di confronto: a prescindere giusto perché dava l'illusione di partecipazione diretta e incisiva, di condronto con un mondo invece ormai troppo largo perché la parola di uno fosse veramente diretta e incisiva. Il tasto like rende partecipe chi ha poca fantasia di esserlo e lascia insoddisfatto chi invece vorrebbe. Accomuna il meschino che conta come il critico, laddove per uno c'è rivalsa e per l'altro frustrazione. Non era meglio il dibattito sulla carta stampata tra Vittorini e Togliatti? non ci si confrontava sui media? Eppure erano quei rubli a finanziare quella carta! Il finanziamento privato come grande sponsor. Poi però è finito quell'epoca e il mondo non è mai "si stava meglio prima", perché pure prima c'erano democrazie limitate e tante altre brutture. Meglio affrontare i problemi di oggi alle condizioni di oggi e provare ad andare avanti progredendo anziché regredendo.
È successo come a Risiko da ragazzi, per i grillini: tutti insieme per arginare il potente. Ma in quel "tutti insieme" non c'è casa per nessuno: serve non tanto a vincere, quanto piuttosto per non far vincere gli altri. Infatti dopo le elezioni sembravano aver raggiunto l'obiettivo! Il povero Bersani s'è preso un bel calcione per averli trattati da soggetto politico, come se li avesse offesi! "E che ti pensi, che abbiamo concorso alle elezioni per governare?" Un eccesso di zelo: va bene farlo con disinteresse... ma non proprio far come se avessimo scherzato! In verità i grillini si auto posizionavano come partigiani liberatori, come resistenza al potere dominante, ovvero come i terroristi. Talmente inglobati in quello schema, che era un'offesa volerci trattare: chi vi credete che noi siamo (per i capelli che portiamo)! 
L'unico modo vero di funzionare per la democrazia, è che i rappresentanti ben rappresentino i rappresentati, ovvero ben interpretino gli umori e ben dirigano gli eventi. Partecipare è un diritto e non un dovere e a molti non gliene può sbattere di meno (sennò Grillo dovrebbe prendere l'80%, mentre la percentuale di "delusi" o cmq dei non votanti sale nonostante tutto!) e finisce sempre che chi partecipa si sente in maggior diritto e superiore a chi si disinteressa: ragionamento che non può che portare ad una deriva aristocratica dove non si sa, visto che non esiste più la nobiltà di sangue, chi siano questi "migliori" e chi li elevi a tale rango. Non si può costringere alla responsabilizzazione collettiva. Vendendo un buon prodotto Grillo fa un sacco di soldi, ma non può andare oltre il suo ruolo di termometro politico; o meglio non può, se si autocolloca nella casella dei terroristi, di quelli contro. Contro il sistema si sta come i terroristi veri, non in parlamento. Altrimenti sei un catalizzatore di dissenso che su quest'ultimo specula economicamente. Oppure, come cerca di diventare, sarà un normale partito che dovrà dotarsi di regole di selezione della classe dirigente perché ben interpreti e diriga (regole democratiche o per unzione dall'alto), per sopravvivere. E arriverà a tutti i nodi della burocratizzazione, forse modernizzandola col blog e rendendola voloce, ma arriverà agli stessi identici nodi. Come già è arrivato alle questioni etiche, al dissenso, al rapporto con gli iscritti e gli elettori arriverà alla selezione dei dirigenti e alle politiche concrete. 
Come si esce dallo schema attuale, in cui il dissenso è incardinato anch'esso nelle regole dell'egemone? come sopravvive la democrazia? Alimentandola col suo pane che sono confronto, che prevede pluralismo, che prevede libertà di espressione. Per fare tutto ciò però ci sarebbe bisogno che qualcuno pensi al modello diverso da poter esprimere e confrontare, altrimenti ci sarà sempre e solo la percezione che "sono tutti uguali", contro quelli che sono "diversi" (dissidenti). I filoamericani e i terroristi. Filogovernativi ed extraparlamentari, ma nessuna alternativa (come oggi specificatamente in Italia, con sel che si sgretola nel dilemma, i 5s che stanno fuori pur avendo seggi e Berlusconi che invece sta al governo). 

Ma un problema internazionale non si risolve in una voce. Come dopo l'espansione di Alessandro Magno, il mondo si ingrandisce (si deterritorializza) e il cittadino si restringe, rinascono i cinici come gli stoici, gli scettici e i gli epicurei: ed il comportamento singolo, del consumatore che non agisce sempre in forma razionale come economia politica vorrebbe, potrebbe cambiare molto la qualità delle nostre vite e dare meno soldi e potere a questi soggetti oggi dominanti. 
Decrescita felice? Condivisione della produzione e massimizzazione di profitti sociali in piccole comunità? chissà! Bisognerebbe sapere cosa vogliamo, quali sono i nostri obiettivi, cosa ci è caro, per essere qualcos'altro da quello che siamo e non solo e semplicemente terroristi antiamericani... altrimenti saremo un gruppo di invidiosi gufi coalizzati che non vogliono far vincere il più forte perché non si chiuda la partita, ma senza una strategia per raggiungere un obiettivo altro, un obiettivo nostro. Come a Risiko.

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