lunedì 24 agosto 2015

Scrivi la frase più vera che conosci



Aveva ragione lei quando gli disse che le sarebbe mancata. 
Certo si conosceva e sapeva bene l'effetto che indubbiamente in moltissime altre occasione aveva suscitato negli altri, soprattutto negli uomini. L'aveva riconosciuto come uomo o forse aveva semplicemente notato la curiosità nel suo occhio? Ma a lui non mancava affatto in quel modo! avrebbe continuato a vivere i due terzi di vita che gli rimanevano senza mai più rivederla, senza batter ciglio: avrebbe perso molto, ma allo stesso tempo avrebbe guadagnato la sua desiderata solitudine, senza l'angoscia che lo atterriva di doversi occupare della felicità di un'altra persona, sapendo bene di non essere nemmeno lontanamente in grado di provvedere alla propria. 
Gli mancava tutto quello che avrebbe potuto essere, tutto quello che avrebbe sentito abbracciandola se l'avesse fatto. 
Gli mancava l'idea di entrare dirompente nella vita di un'altra persona sconvolgendola come un ciclone imprevisto: la vera vitalità del mondo è l'imprevisto. L'imprevisto oggi è previsto e pianificato ad orario, stimolato artificialmente dai tunnel del divertimento, concentrato in quei luoghi densi creati proprio perché lì accada quel qualcosa che tutti si aspettano che accada, che tutti cercano senza ammetterlo. Disgustosi succedanei dei cicloni imprevisti. Tra un animalesco colpo di fulmine ed una scopata in discoteca che segue a degli ammiccamenti, ci passa tutto ciò che può passare tra una visita guidata alla sagrada familia e lo scendere per puro caso da quella benedetta fermata omonima di metropolitana barcelloneta e voltarsi distrattamente appena finita le scale di risalita. Quando consideri le persone come opere d'artinagianato anziché d'arte, non gli dai appuntamenti a scadenza trattando un aperitivo come una tour turistico, ma semplicemente le vivi. Perdetevi per le città del mondo e vedrete che le vacanze programmate con gli orari dei musei vi disgusteranno come adesso a lui disgustava l'idea di mettersi in macchina per rivederla, dopo essersene innamorato per puro caso, incontrandola per puro caso. 
Avrebbe dovuto stringerla almeno una volta per non avere quel piccolo rimpianto; non già volgarmente azzannarle le labbra, giacché il suo rimpianto sapeva bene che non sarebbe mai stato quello delle passanti, come cantato da Brassens... Oh Mio Dio come un fulmine improvviso ricordò che Lei aveva Parlato Francese! Avrebbe pagato il biglietto per assistere a due ore della sua vita, senza disturbarla, leggendo i sottotitoli, come al cinema: se avesse avuto labbra romantiche e pulite l'avrebbe consumate con lo sguardo chiedendole di insegnargli il francese: "Vieni a vivere un mese con me e parlami solo in francese!". Così avrebbe voluto acquisirlo, vivendolo, se proprio avesse dovuto; e Dio solo sa quante volte si era ripromesso di imparare la lingua che gli avrebbe permesso di leggere tre quarti delle cose belle nonitaliane in lingua. 
Adesso quello che poteva essere gli mancava da mozzare il fiato, un riccio alla volta, pur sapendo a menadito le settecento cose che di lei non avrebbe mai sopportato e che non aveva bisogno di ripetersi ancora. E lui voleva disturbare così poco la vita che cambiare una persona gli sarebbe costato come un omicidio bello e buono, soprattutto di una persona così bella. Un numero primo perfetto ed elegante, divisibile solo per sé, che cercava un altro numero primo con cui condividere la sua solitudine, il suo essere single. Gli amici erano indubbiamente più semplici da gestire in tal senso, una virile amicizia tra uomini era preferibile e superiore. Ma lui aveva toccato l'amore per una donna, quello che trasforma gli uomini in semidei, e non sapeva darsi pace: preferiva coscientemente non averne mai più anziché subire una nuova terribile caduta negli inferi. Era come un Lucifero pentito della sua hybris che tornando indietro scegliesse il pacato servilismo a Dio anziché la caduta succeduta all'affronto. Voleva essere normale. Non voleva che lo guardassero, che si innamorassero ancora di lui. Cercava di demolirsi e sminuirsi, un desiderio di morte intellettuale lo attanagliava ogni qual volta sentiva che qualcuno di nuovo stava per volergli bene...
Ma tutto questo lei non poteva saperlo e indubbiamente diceva che le sarebbe mancata per vanesia autostima e consapevolezza della sua considerevole avvenenza: non poteva sapere che a lui sarebbe mancato tutto ciò che avrebbe potuto essere e che ha fortemente voluto con fatica che non fosse, che non accadesse. A meno che non fosse sensitiva, oltre che acuta ed intelligentissima analista di animi: lei che non amava il pressappochismo e le definizioni sbrigative però non poteva certo essere caduta in questo sciocco tranello; anche se immaginarla sibillina era affascinante, quanto tuttavia improbabile. 
Giorni interi cullati in un ricordo eterno, di attimi ormai imprigionati nel passato come essenze profumate nelle boccette degli alchimisti dell'odore. Lui aveva legato un suono o per meglio dire una canzone a quei ricordi di lei, per stare più sicuro, e con sommo dispiacere non era riuscito a legarci l'odore della sua nuca per mancanza davvero di coraggio nello spostare una ciocca di ricci: l'avrebbero preso per matto! ed aveva così ripiegato, preferendo distogliersi da quel pensiero e desiderio di annusarla, ammirandola: guardandole cioè volgarmente il culo, cosa inspiegabilmente più socialmente accettata.
Anche se di dubbia eleganza si era dovuto ammettere tra sé che ne valeva la pena.
Ne avrebbe potuto disegnare ogni centimetro di quel corpo, se avesse avuto una vista normale, ma proprio non riusciva ad avere memoria visiva e l'accortezza per i dettagli: avrebbe cento volte preferito toccarle il volto come un cieco, se gli avessero chiesto di scegliere. 
Ma anche questa è una cosa che avrebbe dovuto mettere tra le infattibili azioni bizzarre e nell'enumero delle cose che gli sarebbero mancate di lei.


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